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Testimonianza famiglia Taiola

Il nostro primo viaggio in Bosnia


31 luglio 2008, ore 7,05. Partiamo in auto da Brescia, con il presidente Arnaldo e la responsabile della sede di Brescia Luisa. Inizia, così, la nostra avventura.

Durante il tragitto iniziamo a conoscerci e dopo breve tempo il gruppo è già affiatato, grazie, anche, alla grande sensibilità e semplicità dei nostri amici di viaggio.
Si procede con tranquillità, tra una domanda e l’altra e qualche battuta scherzosa e arriviamo ad Aviano, dove ci aspetta il sig Midhat Bakalovich, rappresentante de La Primogenita in Bosnia.

Superiamo il confine sloveno e, poco dopo, ci fermiamo a mangiare in un posto bello e tranquillo e che ci offre l’occasione per conoscerci un po’ meglio. Ripartiamo alla volta del confine croato, ora che ci sentiamo ancora più sereni, iniziamo le domande che riguardano, soprattutto, l’incontro con i bambini ed i nostri amici ci rispondono in modo esauriente, senza estromettere nulla, nel bene e nel male.
Nell’affrontare il confine bosniaco Cristina ed io ci stringiamo le mani e ci guardiamo negli occhi. Non servono parole, sappiamo bene che poco lontano ci sono i nostri bambini che ci aspettano.
Attraversiamo la Bosnia, diretti a Gracanica, nostro punto di arrivo e non possiamo non provare un senso di dolore nel cuore nel rivedere le case abbandonate e distrutte dalle fiamme, durante la guerra, le numerose tombe nei cimiteri e la desolazione del paesaggio, che ci circondano.
Nel 1996, Cristina ed io, allora fidanzati, avevamo viaggiato attraverso la Slovenia e la Croazia, spingendoci fino ai laghi di Plitvice, vicino al confine bosniaco e non molto distante dalla tristemente conosciuta &sacca di Bihac". Le immagini di quelle devastazioni, con le case scoperchiate, segnate dai colpi di cannone e da simboli, che inneggiavano ad una folle supremazia di uomini su altri uomini non era certo scomparsa dalla nostra memoria ed il destino, inesorabile, ci ha riportato proprio là, consapevoli che stavolta non eravamo spettatori, ma protagonisti di una favola, che ci auguriamo a lieto fine.
Arrivati a destinazione ci accoglie Lenka, segretaria della sede bosniaca e nostra interprete. Alla sera possiamo apprezzare la cucina locale, che ha gusti e sapori piacevoli e conoscere Mirsada, mamma di Lenka e Miza, amico di Midhat Bakalovic, che ormai chiamiamo per nome.
Più passa il tempo e più ci sentiamo tra amici, che ripongono in noi una grande responsabilità e che, allo stesso tempo,mettono a disposizione tutta l’energia, la passione, il cuore per un solo fine: il bene dei bambini, questo ci infonde grande serenità.

Ritorniamo in albergo per la notte sapendo che domani sarà il giorno tanto atteso. Ci stringiamo l’uno all’altra, augurandoci che tutto vada bene.
L’indomani partiamo per Tuzla, alle 10 abbiamo appuntamento davanti all’istituto con i responsabili dei servizi sociali. L’istituto è un edificio, in buone condizioni e con un enorme giardino, arredato con giochi di vario tipo. Lontano da noi vediamo gruppi di bimbi di età diversa, seduti per terra o sugli scivoli e con lo sguardo cerchiamo di vedere se possono esserci i nostri. Arrivano i responsabili e, finalmente veniamo accompagnati all’interno dell’istituto.
Camminando lungo i corridoi sentiamo gli sguardi dei bambini su di noi e ci sentiamo un po’ a disagio, non sapendo come comportarci. Ci accolgono gentilmente in una stanza, che è la loro biblioteca e ci dicono che i bambini sono all’asilo, ma che sono già andati a prenderli.
Cristina ed io ci cerchiamo con lo sguardo, l’attesa ci sembra interminabile ed in noi l’immensa gioia dell’incontro, accomunata alla grande paura di non esserne all’altezza. La biblioteca è chiusa da una grande vetrata, che fa da ingresso e noi, con la tensione che ormai è alle stelle, continuiamo a guardare in quella direzione, con la speranza di vederli al più presto.
E finalmente entrano Arnaldo e Midhat con due stelle tra le mani: sono loro, sono Aldin e Azur!
I nostri occhi si illuminano ed il cuore sembra impazzito, ci avviciniamo a loro e ci abbassiamo per accarezzarli e farci conoscere. Dopo un primo momento di stupore i bambini ci accolgono con un sorriso e per noi è il sorriso più bello del mondo!
Senza bisogno di parlare troppo ci scelgono: Aldin tra le braccia di Cristina e Azur tra le mie.
Insieme apriamo i regali che abbiamo portato per loro.
I bambini aprono, felicemente sorpresi, i loro doni, poca cosa rispetto al dono che loro han fatto a noi, accogliendoci con la loro straordinaria felicità.

momento dell'apertura dei regali

I responsabili dell’istituto ci danno la possibilità di uscire con Aldin e Azur, ovviamente accompagnati da loro e dai nostri amici de La Primogenita e così passiamo due ore stupende, mangiando insieme e facendo una passeggiata nel parco di Tuzla.
I bambini cominciano ad acquistare fiducia e noi finalmente ci sentiamo una famiglia, con davanti un percorso non facile, ma con la consapevolezza che, con il loro aiuto, potremo percorrerlo felicemente.

alcuni momenti dell'uscita

L’ora di ritornare è arrivata e un po’ di tristezza ci assale, raggiunto l’istituto accompagniamo i bambini per salutarli, li abbracciamo e li baciamo, poi loro salgono nella loro cameretta. Cristina non resiste e piange, io la seguo a ruota cercando di consolarla, anche se non riesco a capire bene chi di noi due ne abbia più bisogno.
Ci accorgiamo, con stupore, che anche tutte le persone presenti hanno gli occhi lucidi e questo ci gratifica, perché vuol dire che l’animo umano non resta indifferente di fronte alle lacrime di una mamma e un papà, che devono restare lontani dai loro figli.
Ci salutiamo calorosamente con i responsabili dell’istituto, sapendo che questo è un arrivederci e ripartiamo per Gracanica con i nostri amici de La Primogenita, pieni di un’immensa felicità, che riusciamo a cogliere anche nei loro sguardi.

La notte, in albergo, la passiamo a raccontarci le nostre emozioni e di come speriamo sarà il futuro con i nostri meravigliosi bambini. La mattina partiamo per tornare a casa, in noi non esiste più la tristezza, ma la voglia di concludere il cammino iniziato. Di due cose siamo sicuri: la prima è che abbiamo conosciuto degli amici bosniaci, che neppure l’orrore della guerra ha saputo piegare e che stanno dando se stessi per aiutare i figli della loro terra, così come gli amici de La Primogenita danno se stessi per aiutare i figli di tutto il mondo, la seconda che abbiamo conosciuto Aldin e Azur.

Il nostro desiderio è che come noi abbiamo potuto abbracciare i nostri figli, così altri, dopo di noi, possano fare altrettanto e ci sia una speranza per molti bambini abbandonati della Bosnia di avere una famiglia e un futuro migliore.


Donatella e Bruno Taiola

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